Cos’è il “rebreathing”?
Cos’è il “rebreathing”? Pratica che consiste nell’inalare monossido di carbonio per migliorare le prestazioni atletiche
Durante il Tour de France 2024 di è molto parlato di rebreathing, ma cos’è e in cosa consiste questa pratica? In molti avanzano il dubbio sul fatto che questa pratica possa essere considerata doping. Il mondo del ciclismo è toccato da questa “denuncia” che viaggia un po’ sottotraccia.
Ci sarebbero alcuni team che sottoporrebbero i loro atleti alla pratica del “rebreathing” intensivo, ovvero l’inalazione diretta di monossido di carbonio. L’obiettivo di questa pratica darebbe favorire la trasmissione aerobica e aumentare le prestazioni.
Il rebreathing è una tecnica che esiste da decenni nel mondo della scienza e della medicina non viola le regole anti-doping. Tuttavia il potenziale di abuso di questa tecnica porta a parecchi punti oscuri
Il rebreathing si andrebbe a inserire in una falla dei regolamenti della WADA che non considera questa come pratica proibita. A sollevare i dubbi è stata l’inchiesta giornalistica di “Escape Collective” che ha tirato in ballo alcune formazioni che starebbero applicando questo trattamento anche al Tour 2024.
Secondo la “denuncia” alcuni atleti inalerebbero il monossido di carbonio, per ottimizzare l’allenamento in altitudine favorendo l’attività aerobica. La pratica viene eseguita attraverso un costoso dispositivo chiamato “carbon monoxide rebreather”. Questo strumento è assolutamente lecito ed aiuta a monitorare con precisione i principali valori ematici. Il “rebreathing” intensivo però consiste nel fare inalare in modo diretto quantità di monossido con il fine di alterare le prestazioni sportive. Pare infatti che favorisce la trasmissione aerobica al fine di migliorare le prestazioni sportive.
Nella medicina questo metodo viene utilizzato in anestesia generale e per alcune prove respiratorie per valutare la respirazione in circuito chiuso.